Il mistero della barba di Dante
Quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario della morte di Dante, il Sommo Poeta fiorentino amato e conosciuto in tutto il mondo.
Considerato padre della lingua italiana, Dante ha delineato in maniera precisa e riconoscibile l’identità del nostro Paese nella penisola e oltreconfine. La Divina Commedia è diventata l’opera per eccellenza, consultata e studiata in ogni dove, riconosciuta all’unanimità come eredità dal valore inestimabile e incommensurabile.
Sulla vita del poeta si è detto e scritto molto nei secoli, artisti, pittori e scultori che si sono ispirati a lui e alle sue opere, però la figura di Dante rimane ancora per molti versi avvolta da un alone di mistero.
Rimane un enigma persino il suo aspetto… cosa vi viene in mente se parliamo del mistero della barba di Dante?
Iconografia classica dantesca
Probabilmente vi viene in mente molto poco. Siamo infatti abituati a figurarci un Dante Alighieri ben preciso: con il naso adunco, l’abito rosso, accademico, tipico dei dotti di inizio Trecento, sbarbato e, in generale, raffigurato di profilo, come si conveniva a principi e re.
Vi suona familiare? Probabilmente avrete subito ripescato nella memoria il famoso ritratto di Dante dipinto da Botticelli alla fine del Quattrocento o quello di Giotto dove il Sommo appare sbarbato, con il viso pulito e incipriato.
E la barba? Non pervenuta!
Il mistero del Dante barbuto di Orvieto
Eppure nei primi mesi di quest’anno questa iconografia è stata messa in discussione dalla notizia inaspettata dell’esistenza di un quadro raffigurante un inedito Dante barbuto.
Questo dipinto era conservato da tempo nell’ufficio del sindaco di Orvieto, ma non gli si era mai prestata abbastanza attenzione da accorgersi di questa particolarità. Databile presumibilmente tra Cinquecento e Settecento, il dipinto è di autore ignoto. Qui la rappresentazione di Dante si distacca molto dall’iconografia ufficiale e sembra prendere spunto dalla descrizione fatta da Giovanni Boccaccio, primo vero biografo di Dante, nel suo «Trattatello in laude di Dante» scritto tra il 1351 e il 1355.
Il Dante barbuto di Orvieto non è una novità assoluta perché ne esiste già una rappresentazione simile in una miniatura trecentesca conservata nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. E ne esistono altri sparuti esempi.
Come una cartolina riproducente un quadro andato perduto, o anche il quadro di Il’ja Efimovic Repin esposto al Kostroma State Historical-Architectural and Art Museum, in Russia, e, ancora, il quadro di Agnolo Bronzino a Firenze.
Mistero risolto?
Viene quindi naturale domandarsi come mai la rappresentazione di Dante nei secoli sia stata oggetto di questa “distorsione”. Perché per esempio Botticelli ha deciso di rappresentarlo sbarbato? E perché come lui tanti altri?
Si suppone che questa scelta sia stata dovuta al fatto che a quei tempi la barba la portavano soprattutto gli spiriti rivoluzionari e Dante, ormai riabilitato anche nella Firenze da cui era stato precedentemente cacciato, doveva rientrare in un’immagine più consona al suo ruolo di Sommo Poeta.
Il mistero non è ancora risolto, ma nel frattempo il comune di Orvieto ha deciso di esporre l’inedito dipinto dantesco al Museo Claudio Faina in occasione della mostra “Il vero volto di Dante Alighieri. Sulle tracce del Sommo Poeta a Orvieto” che, con grande probabilità, partirà in sicurezza martedì 14 settembre 2021.
Museo Etrusco “Claudio Faina”
Indirizzo: Piazza del Duomo 29, Orvieto (TR)
Telefono: 0763 341216
Orari: venerdì. sabato e domenica 9.30 – 18.00
Se il mistero della barba di Dante vi ha incuriosito e ha alimentato ancora di più la vostra voglia di ammirare e studiare l’arte, rifatevi gli occhi con questa galleria degli interni di Palazzo Pitti e consultate le nostre guide alla scoperta dei 5 capolavori importanti e inestimabili visitabili solo in Italia, dei musei gratuiti di Bologna e della preziosissima Venere di Botticelli.
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