Le città italiane raccontate attraverso i classici della letteratura
La città in cui nasciamo e viviamo influenza molto chi e come siamo, l’abitudine alla socialità o a un certo tipo di estetica. Le persone con cui cresciamo dicono tutto di noi. Ogni mattina passiamo davanti al solito bar, con gli stessi vecchietti seduti lì da una vita. Se, al contrario, percorressimo strade dissestate e campagnole, la nostra abitudine estetica cambierebbe di molto. C’è chi è abituato al degrado, chi al lusso, chi all’ordine. Chissà a che città erano abituati, invece, i classici della letteratura italiana?
Noi di Kappuccio ci siamo posti questa domanda e vogliamo portarvi in viaggio con noi per
le città degli autori classici della letteratura italiana.
La Milano di Alda Merini
Il Naviglio mi vuole anche di notte come lucciola appesa sui piloni, vuole che canti le latrine e i bar fumosi dei miei ponti e io, malgrado tutto, canto un poeta che è risorto dalle ceneri inermi di un peccato: non dimentico mai questo dolore di essere sgradita alla mia gente.
Canto Milano, Alda Merini
Malinconica e innamorata della vita al tempo stesso, Alda Merini scrisse le sue meravigliose poesie nella capitale Lombarda, dove nacque e morì. Divisa tra la sua casa in Ripa di Porta Ticinese 47 e il manicomio, la poetessa parlò sempre con amore della propria città.
Passeggiando per i Navigli arrivava al suo fedele Caffè Chimera, in via Cicco Simonetta. Acquistava le sue letture da Libraccio e comprava le sigarette nell’ex Tabaccheria che ora ospita la riproduzione della sua casa.
Lo Spazio Alda Merini si propone come luogo d’incontro culturale inclusivo. Il suo scopo è rendere accessibile la “cultura degli invisibili” e promuovere la memoria dell’autrice come ispirazione, soprattutto per donne in una condizione marginale.
Possiamo entrare nella stanza dell’autrice, ascoltare la musica che preferiva e osservare i suoi oggetti personali: dalla macchina da scrivere ai mozziconi di sigarette sparsi ovunque. C’è anche una lattina di Coca Cola sul comodino, tra le sue bevande preferite.
Inoltre troviamo il Muro degli Angeli, originariamente situato dietro al letto. Proprio qui scriveva e disegnava, con penna o rossetto, i numeri e i volti degli angeli che chiamava durante i suoi deliri d’ispirazione: i suoi amici.
Infine, consigliamo Canto Milano, con prose e fotografie sulla Milano dell’autrice, edito Manni.
📍 Casa delle Artiste, Stanza di Alda Merini
Indirizzo: Via Mangolfa, 32, Milano
Orari: da martedì a domenica 16:00-21:00
Prezzo: gratuito
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La Napoli di Anna Maria Ortese
Alla base del vicolo, come un tappeto persiano ridotto ora tutto grumi e filamenti, giacevano frammenti delle immondizie più varie, e anche in mezzo a queste sorgevano pallide e gonfie, oppure birrazzamente sottili, con le grosse teste rapate e gli occhi dolci, altre figurette di bambini.
Oro a Forcella, Anna Maria Ortese
Vincitrice del premio Viareggio nel 1953 con Il mare non bagna Napoli, Anna Maria Ortese ci racconta la città che l’ha plasmata, in modo da farla rientrare tra i classici della letteratura contemporanea. Cresce in un vicoletto vicino al porto, in una casa che viene distrutta dalla violenza della guerra. Così inizia il pellegrinaggio dell’autrice e la sua lotta per la sopravvivenza. Lavorava per pochi spicci scrivendo in una prosa pregevole che nessuno le aveva insegnato.
Pur viaggiando molto, è Napoli la città che le rimane dentro ed è Napoli la città che ci racconta. Questa raccolta di racconti ci introduce in un’atmosfera brutale, cruda, in un contesto allucinato che rispecchia l’angoscia del periodo post bellico, che aveva avuto ripercussioni anche sul festoso popolo partenopeo.
Nel parlare della “selvaggia durezza” della sua città, narrandocene personaggi e scenari, confusione e mistero, Ortese la valorizza in tutto il suo fascino del reale. Questa caratteristica di Napoli è tra i segreti della sua bellezza e autenticità, è ciò che ci fa venir voglia di tornare a visitarla ogni volta.
Infine, oltre a Il mare non bagna Napoli, consigliamo Giovanissimi di Forgione, autore contemporaneo che descrive la sua città e i suoi giovani abitanti con una partecipazione ipnotica.
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La Palermo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa
In nessun punto della terra il cielo si è mai steso più violentemente azzurro di come facesse al di sopra della nostra terrazza rinchiusa, mai il sole ha gettato luci più miti di quelle che penetravano attraverso le imposte socchiuse nel “salone verde”, mai macchie di umidità su muri esterni di cortile hanno presentato forme più eccitatrici di fantasia di quelle di casa mia. Tutto mi piace in essa.
Racconti, Giuseppe Tommasi di Lampedusa
L’autore del Gattopardo condivide con Ortese il destino di vedere la propria casa distrutta, nel suo caso da un bombardamento americano. Nel 1943 della casa a via Lampedusa non rimase più traccia. La sostituì con questa lussuosa residenza Palazzo Lanza vicino al mare (date un’occhiata alle foto degli interni ristrutturati, ne vale la pena).
Grazie al film di Luchino Visconti sul Gattopardo, palma d’Oro a Cannes, possiamo ammirare i pomposi salotti del palazzo Valguarnera Gangi. L’ambientazione nello sfarzo della città palermitana è perfetta per la messa in scena di uno dei più grandi classici della letteratura.
Troviamo traccia del legame che l’autore aveva con la propria città nei Racconti, in cui descrive minuziosamente sapori, odori e dettagli della sua terra in chiave autobiografica e malinconica.
Se siete in Sicilia vi consigliamo anche la strada statale 640, chiamata Strada degli Scrittori, con percorsi che coinvolgono Sciascia, Pirandello, Camilleri e le città dei grandi classici siciliani.
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La Roma di Alberto Moravia
Una piccola città mediterranea, quasi più piena di monumenti che di case.
Alberto Moravia su Roma
Lo so, se vi diciamo Roma vi viene subito da pensare a Gadda, Pasolini, alla casa di Keats in pieno centro, ai classici latini. Ma vogliamo terminare questa rassegna dando spazio a una Roma diversa: quella di Alberto Moravia. L’autore e i suoi personaggi passano pomeriggi interi a passeggiare per la città, la conoscono da cima a fondo, a partire dal quartiere Pinciano, in cui è nato Moravia, a Ostiense e la periferia.
Egli ne fa lo scenario della sua critica alle contraddizioni borghesi, ma ne vive anche il lato raffinato e passionale. Ama e odia la sua città proprio come ogni romano, ne sottolinea i limiti e la difficoltà a europeizzarsi.
In La Noia, una bottega in Via Margutta è lo sfondo delle esperienze erotiche del protagonista, un ricco pittore nullafacente, che cerca di attutire la noia borghese seducendo l’amante di un anziano pittore, Cecilia. Un amore scarsamente ricambiato che utilizza come fiamma per tenere accesa la sua brama di desiderio.
Foto di @aldostefanomarino Foto di @icalzinispaiati
Consigliamo La noia e Il viaggio a Roma, editi Bompiani. Buona lettura!
📍 Casa Museo Alberto Moravia
Indirizzo: Lungotevere della Vittoria, 1, Roma
Orari: tutti i giorni 9:00-19:00
Su prenotazione
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Siamo giunti alla fine della nostra rassegna sulle città degli autori classici della letteratura. Quali avreste raccontato voi? Fatecelo sapere nei commenti!
Se vi piace l’argomento date un’occhiata anche ai 10 classici italiani da leggere!
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