Dickens, Genova e il Natale
Durante il periodo natalizio è sempre un piacere accorgersi, quasi per caso, di piccoli attimi a lei dedicata. La festa più amata e iconica dell’anno. Lo “scrittore che inventò il Natale”, Charles Dickens, Genova città di suggestioni. La celebrano assieme. In una mostra che, nello spazio racchiuso di un teatro storico, come un gioiello dentro al proprio scrigno, si propone viva allo spettatore. Per vivere così una giornata calati nella narrativa dell’autore inglese. Sempre molto legata a certe tematiche, sempre appassionante per chi vi si trova di fronte.
Kappuccio si lascia travolgere per voi da questa totalizzante immersione in figure d’epoca e nelle parole di un autore che, come nessun altro, ha saputo rendere allegoriche, con la sua arte, le atmosfere del Natale londinese. Anche quando dai vicoli della capitale britannica si spostò -per trascorrervi quella e altre stagioni metereologiche- a Genova. Era l’anno di grazia 1844 o per la precisione era il Natale del 1844. Giacché il suo soggiorno si prolungò sino all’anno successivo, il 1845.
Il Teatro storico di Villa Duchessa di Galliera
Avevamo già presentato la magnificenza di Villa Duchessa di Galliera a Voltri nel nostro articolo su Le ville più belle di Genova e provincia.
Il suo Teatro storico, costruito nel 1786 per volontà della “Regina” Anna Piera Brignole Sale, è il teatro “di corte” più antico della Liguria ancora esistente. Il solo superstite del settecento genovese. Restaurato nel 2010, conserva splendide decorazioni e macchinari originali. Sede di concerti, spettacoli e conferenze, è visitabile su prenotazione.
Genova e il Natale con gli occhi di Dickens
Genova e il Natale con gli occhi di Dickens, mostra uno spaccato affascinante su un’epoca di profondi cambiamenti. Per quella Genova di signori e ville, eventi e banchetti, umiltà e povertà, attraversata dallo scrittore nello spazio risibile delle sue mura e che oramai non esiste più. Per le connessioni con la storia e con i cambiamenti in atto in Italia. (Nazione in divenire, ancora in cerca di una sua identità emotiva, piuttosto che politica.) Ed il mondo stesso dell’autore profondamente legato ad alcune tematiche sociali che mai lo abbandonavano, piuttosto si alimentavano delle conoscenze acquisite.
Il patrocinio del Charles Dickens Museum di Londra, ha permesso di disporre di immagini, suppellettili e lettere lì custodite. L’evento è patrocinato inoltre dal Consolato Onorario Britannico e dalla Dickens Fellowship di Carrara.
L’esposizione ha avuto la sua inaugurazione il 9 dicembre 2022 e proseguirà sino all’8 gennaio 2023. Aperta ancora nei giorni 26 e 27 dicembre (distribuendo le visite su 4 turni, alle 14, alle 15, alle 16 e alle 17). 6,7,8 gennaio (sempre con i medesimi orari) con una splendida variazione: la visita eccezionale alla Sala delle conchiglie.
I biglietti, al costo di 5 euro in occasione della sola visita alla mostra e 7 per le giornate del nuovo anno, sono prenotabili e acquistabili presso il sito di Happyticket. Per ulteriori informazioni consultare il sito della Villa Duchessa di Galliera o chiamare il numero 3279235389.
La mostra è stata prorogata sino al 21 gennaio 2023, ed è visitabile nelle giornate di sabato 14, domenica 15 e sabato 21.
La Genova vista da Dickens
Dickens, con la sua famiglia, giunse ad Albaro, presso la Villa Bagnarello nel luglio 1844 e lí rimase per tre mesi. Poi in settembre si trasferì nel più caldo Palazzo Peschiere (oggi denominato anche Villa Pallavicini o Villa delle Peschiere). Fu anche più volte ospitato presso i coniugi De la Rue, Emile e la moglie Augusta Grenet nel loro appartamento a Palazzo Brignole in via Nuova.
Egli amava le lunghe passeggiate che lo portavano ad avventurarsi, ora nei caruggi del centro storico, ora nelle creuze del circondario, ora nelle vie nobili di Albaro. Da ciò si capisce come fu variegato ed eterogeneo l’agglomerato umano che conobbe. Si nutriva infatti con le storie delle persone comuni, da riversare poi nei suoi racconti. Ciò che interessava Dickens era scoprire luoghi sconosciuti, così come la ricchezza interiore degli abitanti di Genova, dei quali non faceva distinzione per estrazione sociale.
Nel 1853 Dickens giunse nuovamente in città per brevissimo tempo, ma la trovò inesorabilmente cambiata. Ancora tanti anni dopo, ancora durante il periodo natalizio, scrivendo ad alcuni amici rimpiangeva i tempi del suo primo approdo:
“La tua mappa mi porta davanti la mia amata Genova e mi piacerebbe davvero che il mio cuore guardasse giù la sua baia, ancora una volta, dalle alte colline…un buon Natale e un felice anno nuovo a casa vostra, quando vedrò di nuovo il Palazzo Peschiere, mi chiedo!”
“A Christmas Carol” letto a Genova
Timothy Yates Brown, console britannico a Genova dal 1840 al 1857, ebbe l’onore di avere Dickens come ospite nella sua residenza di Villa Cambiaso dove lo scrittore lesse, a un ristretto gruppo di persone, il suo celeberrimo “A Christmas Carol”.
Nella mostra viene riprodotto fedelmente questo momento tanto importante della visita genovese di Dickens. Si vedono un abito e le particolari richieste dell’autore al suo ospite: una caraffa d’acqua e un piatto ricolmo di uvetta.
Le atmosfere britanniche ed il mondo di Dickens in mostra a Genova
Le atmosfere britanniche della mostra sono generate da una serie di elementi. Tra cui le lettere che egli scriveva, le opere in lingua originale, i disegni in esse contenuti o gli abiti d’epoca. Dai reperti di chi aveva con lui stretti contatti, e da alcune particolarità davvero interessanti.
Come una torta ricreata oggi dai ricettari della famosa serie tv Downtown Abbey, che rimanda nella concezione alla Twelfth night cake ricevuta dall’Inghilterra (e mai vista prima di allora a Genova) per festeggiare il 6 gennaio 1845, apprezzatissima dai Dickens.
O un barattolino originale di lucido da scarpe nero. Simbolo, delle sofferenze patite e di una fanciullezza spesa da molti (lui compreso) tra le fatiche lavorative in una Londra oramai prigioniera di se stessa.
Nei primi mesi del 1845, quando ancora si trovava a Genova, due suoi articoli pubblicati sul Times, denunciavano la condizione di molti ragazzini italiani che si guadagnavano da vivere suonando l’organetto per le strade di Londra. (Protagonisti anche dei romanzi Nicholas Nickelby e The Old Curiosity Shop.)
L’impegno politico di Dickens, a denuncia delle storture del sistema britannico, non venne mai meno e la sua amicizia con l’esule scomodo Giuseppe Mazzini (incontrato proprio in Inghilterra) fu foriera di rinnovati sentimenti di ribellione.
Le Campane
Le Campane, opera che oggi fa parte integrante dei racconti natalizi di Dickens, fu scritto interamente a Genova. Il titolo originale The Chimes, si riferiva ai rintocchi delle campane udite in città. L’intuizione che necessitava per completare il suo lavoro.
“Tutta Genova si stendeva sotto di lui e da essa con un improvviso colpo di vento giunse in un sol colpo il clangore e lo scontro di campanili, che si riversava nelle sue orecchie, ancora e ancora, in un disarmante, stridente, discordante, sussultante, vibrazione orribile.”
Ma lassù nella guglia, là quel soffio terribile mugge e sibila.
E in cima alla guglia, là dove è libero di entrare e uscire attraverso molte arcate e molte aperture e di contorcersi intorno alla scala malsicura e di far girare la banderuola lamentosa e di far tremare e rabbrividire la torre stessa!
In cima alla guglia, là dove sono le campane e le sbarre di ferro sono rose dalla ruggine e le coperture di piombo e di rame corrugate dall’azione delle intemperie scricchiolano e si sollevano sotto quel peso insolito e gli uccelli fanno miseri nidi negli angoli di vecchie travi di quercia e la polvere si fa vecchia e grigia e ragni chiazzati, resi indolenti e grassi dalla lunga incolumità, si dondolano oziosamente in qua e in là alla vibrazione delle campane senza mai perdere la presa sui loro castelli in aria fatti di filo, oppure si arrampicano come marinai se c’è un allarme improvviso o si lasciano cadere sul pavimento invocando una ventina di agili gambe per aver salva la vita!
In cima alla guglia di una vecchia chiesa, molto al di sopra di luci e mormorii della città e molto al di sotto delle nubi fluttuanti che le fanno ombra, è il posto sinistro e pauroso di notte; e in cima alla guglia d’una vecchia chiesa stavano le campane di cui voglio raccontarvi.
Il vento tira forte sulle alture di Genova e tutto pare costruito per guardare dall’alto l’azzurro del mare, anche le sue ville. Non lasciatevi sopraffare dalla pigrizia, perché la cultura dista solo pochi passi da noi, dietro ogni angolo nascosto o in faccia ad ogni salita, anche quando queste appaiono impossibili. E per essere sempre aggiornati non c’é niente di meglio che seguirne la proficua scia. Come ombre di fantasmi che si rispettino.
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