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Breve storia delle protagoniste dell’arte italiana

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Negli ultimi decenni, si registra una positiva tendenza verso la riscoperta dell’influenza delle donne anche in campo artistico. Lo dimostrano studi e pubblicazioni che riscrivono la storia dell’arte occidentale. Diversamente da quanto abbiamo studiato sui libri di scuola, le donne non erano solo modelle o muse ispiratrici dei colleghi maschi, ma anche protagoniste dell’arte italiana. Pittrici e scultrici, oltre che direttrici di istituzioni museali con ruoli determinanti nella tutela del nostro patrimonio storico e artistico.

Scopriamo dunque insieme le principali protagoniste dell’arte italiana!

Properzia De’ Rossi: la prima “scultora”

Ambito bolognese, probabile ritratto di Properzia de’ Rossi, foto di Galleria Borghese

La città di Bologna, sin dal Medioevo e dal primo Rinascimento, è un’isola felice per le donne italiane. Complice l’antichissima Università e il democratico clima culturale e sociale di grande apertura, le donne svolgevano un ruolo attivo nell’insegnamento universitario e nelle discipline scientifiche e artistiche, prima che in altre aree italiane.

Proprio nella Bologna del primo Cinquecento incontriamo la prima audace protagonista dell’arte italiana. Come ci tramanda Giorgio Vasari, Properzia De’ Rossi fu la prima scultrice di cui si abbia notizia. La sua è una vicenda straordinaria. Si tratta infatti di una donna che decide di cimentarsi in un mestiere fino ad allora riservato esclusivamente agli uomini.

Vasari veicola l’immagine di una donna forte, convinta dei propri mezzi, intraprendente e indipendente. Si tratta di un ritratto che non è solo un’invenzione letteraria del grande storiografo aretino, perché alcuni tratti del carattere di Properzia possono essere desunti dai documenti che sono giunti sino a noi.

Tuttavia di lei sappiamo molto poco. Il primo documento che la riguarda è un atto d’acquisto risalente al 1514, di un terreno poco fuori Bologna. Della sua formazione non abbiamo alcuna notizia. Sul suo percorso artistico tutto tace fino al 1525. Questo é l’anno in cui Properzia de’ Rossi comincia a lavorare nel cantiere di San Petronio al fianco di alcuni dei maggiori e più stimati artisti del tempo, come Alfonso Lombardi, Girolamo da Treviso, Amico Aspertini, Niccolò Tribolo.

Illazioni e dicerie

Properzia de’ Rossi, Giuseppe tentato e La moglie di Putifarre che accusa Giuseppe, 1526 foto di Arte.it

Vasari riferisce anche che Properzia sarebbe stata vittima dell’invidia di Amico Aspertini, che avrebbe messo in giro cattive voci sul suo conto. Tali voci, si sarebbero tradotte in un pagamento più contenuto del lavoro di Properzia dagli operai di San Petronio. I registri però, raccontano una versione diversa: in realtà non vi erano sostanziali differenze tra lo stipendio della scultrice e quello dei suoi colleghi maschi. Non sembra tuttavia difficile immaginare che questi avessero potuto diffondere dei falsi pettegolezzi per screditarla.

Le opere riferibili a lei con certezza sono pochissime, soltanto tre. Tra queste c’è la formella con Giuseppe e la moglie di Putifarre. L’episodio è raccontato nel libro della Genesi. Il patriarca Giuseppe, da giovane, viene venduto dai fratelli come schiavo in Egitto e acquistato da Putifarre, capo delle guardie del faraone. La moglie di Putifarre si innamora di lui e cerca di sedurlo, ma lui si divincola e fugge. Le studiose Vera Fortunati e Irene Graziani ipotizzano, dato l’eccellente stato di conservazione, che l’opera non sia mai stata esposta in esterno.

La donna rifiutata si vendica dell’uomo calunniandolo e raccontando che aveva tentato di violentarla. Putifarre riesce così a farlo imprigionare. Proprio la seconda opera a lei attribuita è un altro bassorilievo, che raffigura l’episodio dell’accusa mossa dalla moglie di Putifarre a Giuseppe. È un’opera che nella storiografia è menzionata molto meno di quella che raffigura l’episodio della tentazione, tanto che in passato è stata attribuita anche ad Amico Aspertini.

Una pratica unica: l’intaglio di noccioli

Properzia de’ Rossi, Filigrana d’argento rappresentante un’aquila bicipite sormontata da una corona con 11 noccioli intagliati foto di Regione Emilia Romagna

L’ultima opera riconosciuta di questa protagonista dell’arte italiana é un lavoro di oreficeria. Si tratta dello stemma della famiglia Grassi. L’opera é in filigrana d’argento, cristallo di rocca e legno di bosso. In esso sono incastonati dodici noccioli d’albicocca intagliati, con figure di santi, due per ogni lato del nocciolo. Il racconto di Vasari testimonia la grande abilità di Properzia in questo tipo di lavori e ha contribuito all’attribuzione del lavoro alla scultrice. L’opera é oggi conservata al Museo Civico Medievale di Bologna.

Artemisia Gentileschi: la più celebre tra le protagoniste dell’arte italiana

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come Allegoria della Pittura, 1638-1639, Royal Collection of Trust foto di Google Arts & Culture

Sicuramente tra le artiste donne più affascinanti di sempre, non solo per la tragica vicenda dello stupro subito dal collega e amico paterno Agostino Tassi, ma specialmente per le vette raggiunte dalla sua carriera internazionale. Di grande importanza sono anche le corrispondenze intrattenute con gli intellettuali dell’epoca, tra cui persino Galileo Galilei. Artemisia incontra lo scienziato nella casa paterna a Roma, ma quando si trasferisce a Firenze il rapporto di amicizia tra i due continuerà, come attestato nella corrispondenza epistolare di entrambi.

Le lettere della pittrice restituiscono una personalità decisa e forte, oltre che una sapiente professionalità come mercante e agente di sé stessa. Il piglio con cui si rivolge a signori e committenti è straordinario. Pur consapevole che la società e il mondo dell’arte non siano pronti a riconoscerla alla pari dei colleghi uomini, Artemisia rivendica fiera il suo talento.

Plautilla Bricci: l’architettrice

Giovanni Battista Manni, Allegoria dell’architettura (Probabile ritratto di Plautilla Bricci) foto di Letterarti

Se avete letto il romanzo di Melania Mazzucco conoscete già la prima architetta della storia. Plautilla Bricci è un’altra delle protagoniste dell’arte italiana. Fu avviata dal padre pittore, insieme al fratello Basilio, alla carriera di disegnatrice, pittrice e architetta. La sua prima grande commissione fu una pala d’altare, la Madonna col Bambino realizzata intorno al 1640. Oggi conservata presso la Basilica di Santa Maria in Montesanto.

Quest’opera segna una svolta nella sua carriera. Grazie a questa committenza Plautilla incontra Maria Eufrasia della Croce, suora carmelitana e pittrice, sorella dell’abate Elpidio Benedetti. Il Benedetti era in stretti rapporti con il cardinale Giulio Mazzarino e la sua protezione le fu di grande aiuto. Plautilla ottenne la committenza di numerosi dipinti religiosi ed entrò in contatto con i grandi artisti dell’epoca che frequentavano l’abate Benedetti come: Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Andrea Sacchi, Giovanni Francesco Grimaldi e Giovan Francesco Romanelli.

Il talento non basta, se sei una donna

Ambito romano, Probabile ritratto di Plautilla Bricci, collezione privata foto di The Art Blog Post

Non si sa esattamente quando, ma un documento del 1655 afferma che la Bricci fu ammessa come pittrice all’Accademia di San Luca. Uno degli episodi più emblematici della sua carriera ci aiuta a comprendere quanto fosse difficile farsi rispettare per una donna che intraprendeva una carriera generalmente maschile. Nell’ottobre del 1663 l’abate Benedetti le affida la realizzazione della sua villa presso Porta San Pancrazio. Gli inizi furono difficili perché il capo cantiere non intendeva obbedire agli ordini di una donna, così l’abate obbligò l’uomo a firmare da un notaio un atto in cui s’impegnava a obbedire agli ordini della Bricci. Nello stesso documento viene per la prima volta definita anche come architettrice.

Le Monuments Women dell’arte italiana

Uno scatto delle operazioni di salvataggio: l’arrivo di opere d’arte alla Rocca di Sassocorvaro (AN),1940 foto di Novecento

Quando si parla di patrimonio artistico e culturale salvato dalle distruzioni della Seconda Guerra mondiale si menzionano fin troppo spesso solo i Monuments Men. Quel gruppo di 48 tra archeologi, direttori di musei e storici dell’arte che prestava servizio nell’esercito alleato con lo scopo di evitare la distruzione del nostro patrimonio. Era infatti chiaro a tutti quanto l’Italia fosse una sorta di museo diffuso. Il generale Clark, comandante delle forze alleate diceva a ragione che “fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto museo d’arte”.

Ma i Monuments Men non avrebbero potuto fare molto senza l’incredibile lavoro di un nutrito gruppo di eroi ed eroine che, con grande passione ed altrettanto coraggio, hanno salvato il patrimonio artistico italiano. Scopriamo allora insieme le protagoniste femminili di queste coraggiose e fondamentali azioni a tutela delle nostre ricchezze pittoriche e scultoree.

Fernanda Wittgens

Fernanda Wittgens foto di Enciclopedia delle donne

Tra le donne protagoniste dell’arte italiana c’è sicuramente Fernanda Wittgens, prima vice-direttore poi direttore della Pinacoteca di Brera di Milano. La Wittgens, durante la Seconda Guerra mondiale coordinò il trasporto dei quadri più importanti nell’Italia Centrale. A lei si deve la salvezza di opere fondamentali come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, della Cena di Emmaus di Caravaggio, del Cristo morto di Mantegna. Nel giugno 1940, le tele viaggiarono su un treno merci diretto a Perugia e poi in camion fino a villa Marini-Clarelli.

L’inizio dei bombardamenti a Milano nell’ottobre 1942 spinge la direttrice a organizzare altri massicci trasferimenti di opere d’arte, sempre scortate personalmente. La Wittgens infatti partecipava fisicamente ai viaggi, per assicurarsi che le opere arrivassero integre a destinazione e fossero messe in sicurezza. Nel luglio 1944 Fernanda Wittgens viene arrestata e imprigionata per attività antifascista. Condannata a 4 anni, torna in libertà alla fine della guerra e si dedica alla ricostruzione della Pinacoteca di Brera che verrà inaugurata nel giugno 1950.

Palma Bucarelli

Palma Bucarelli foto di Corriere della Sera

Ispettrice alla Galleria Nazionale di Arte Moderna dal 1939, nel 1941, diventa reggente e decide di mettere al sicuro tutte le opere trasportandole al castello Farnese di Caprarola. Ha 31 anni e segue personalmente 22 viaggi per mettere al sicuro 97 opere imballate singolarmente e 61 casse con 672 dipinti e 63 sculture. L’incubo “di quadri che si sfondano e sculture che si spezzano” la perseguita. Dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, capisce che Caprarola non è più un rifugio sicuro e le casse devono essere trasferite, questa volta in Vaticano per evitare che finiscano nelle mani dei tedeschi.

Jole Bovio Marconi

Jole Bovio Marconi foto di Comune di Palermo

Direttrice del Museo Nazionale di Palermo, poi Soprintendente di Palermo e Trapani. Teme che le metope di Selinunte e le grondaie del tempio delle Vittoria di Himera, che sono ospitate al museo, possano essere danneggiate e, benché siano pesantissime, riesce a farle trasportare all’Abbazia di San Martino delle Scale. Il trasferimento finisce il 3 aprile 1943, due giorni prima di un bombardamento che colpisce il museo.


Questa breve storia delle protagoniste dell’arte italiana non pretende di essere esaustiva. L’obiettivo è invece proprio quello di spronarvi a informarvi in questo senso, se l’argomento vi interessa. Scoprirete quante artiste donne e quante direttrici dei musei hanno fatto la storia, anche se sembra che da essa siano state cancellate per sempre. O quasi.

Conoscevate già queste protagoniste dell’arte italiana? Fatecelo sapere nei commenti!

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In copertina: Berthe Morisot, The Sisters (1869), National Gallery of Art, foto di Artnet

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Asia Graziano

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