Foto/Industria: a Bologna la Biennale di Fotografia Industriale
La Biennale Foto/Industria di Bologna dedica l’edizione 2023 al tema del gioco. Dal 18 ottobre al 26 novembre la città ospita dodici mostre, undici personali e una collettiva che permettono di approfondire, attraverso lo sguardo e la ricerca di artisti internazionali, alcuni specifici elementi del rapporto tra gioco e industria, indagandone le implicazioni negli ambiti della psicologia, dell’architettura, dell’economia, della storia, dell’ecologia, della politica e dell’emotività.
Il gioco è al centro di un percorso che guida i visitatori alla scoperta delle molteplici sfaccettature di un’attività praticata da ogni donna e ogni uomo, ad ogni età e in qualsiasi luogo, accompagnandoli attraverso il labirinto di un autentico paese delle meraviglie che non soltanto è da guardare, ma inevitabilmente ci riguarda.
Ecco una proposta di itinerario per visitare tutte le mostre della Biennale Foto/Industria.
1. La Salle de classe
Quante volte abbiamo giocato con i compagni tra i banchi di scuola o davanti l’obiettivo di una macchina fotografica? Hicham Benohoud realizza il progetto La Salle de classe tra il 1994 e il 2000, quando lavora come insegnante d’arte in una scuola di Marrakech, in Marocco.
I protagonisti sono i suoi studenti. L’aula si trasforma in un improvvisato studio fotografico dove i modelli sono chiamati a recitare il ruolo di sé stessi, dando luogo a una composizione inedita a metà tra esplorazione sociologica e teatro delle marionette.
Nel costituire un ritratto del futuro di un’intera società e uno spiraglio aperto sui sogni e sui misteri dei suoi componenti, le immagini di Benohoud sono anche il riflesso di un gioco, semplice ed elementare, quale era per qualunque adolescente il semplice sostare davanti a una macchina fotografica.
📍 Biblioteca d’Arte San Giorgio in Poggiale
Via Nazario Sauro 20/2, 40121, Bologna
Sito
2. Foto/industria e gli avatar inclusivi
Danielle Udogaranya aka Ebonix, content creator, esperta di gaming e artista 3D riflette su come l’universo simulato, in sostanza, riproduca gli stessi stereotipi di genere, etnia, età, aspetto fisico, religione di quello tangibile. Ebonix crea per The Sims avatar che consentono a coloro che appartengono a categorie escluse o trascurate dagli sviluppatori di potersi finalmente riconoscere all’interno del gioco.
L’attivismo e l’inclusività della società tangibile investono anche quella digitale, dove si compiono battaglie tutt’altro che effimere.
📍Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Via delle Donzelle, 2, 40121 Bologna
Sito
3. Playgrounds
Contrastano con le grottesche di Palazzo Boncompagni le fotografie in bianco e nero di parchi gioco ripresi durante la notte di Linda Fregni Nagler. Perdendo la loro funzione, i playground si trasformano qui in qualcosa d’altro, architetture fuori scala, quartieri disabitati, cambiando perfino nel tono e nell’umore. Il bianco e nero infatti genera un senso generale di sospensione, angoscia e inquietudine. Emozioni diametralmente opposte a quelle che associamo normalmente al gioco e ai parchi gioco. Luoghi amplificatori di sensazioni come allegria e spensieratezza vengono rovesciati nel loro significato.
Playgrounds evidenzia il potere della fotografia, la cui peculiarità non risiede nella capacità di riprodurre i propri soggetti, ma di poterli trasformare. La fotografia non è mera riproduzione, ma atto creativo.
📍 Palazzo Boncompagni
Via del Monte 8, 40121, Bologna
Sito
4. Come in un album di famiglia
Una delle mostre più interessanti di Foto/Industria a Bologna è sicuramente quella di Erik Kessels, fotografo senza macchina fotografica. Ebbene sì. Gran parte dei suoi progetti sono basati su immagini preesistenti, che l’artista fa proprie attraverso un processo di selezione e ricontestualizzazione. Intere serie di fotografie realizzate per scopi spesso completamente diversi vengono così rilette e interpretate secondo un nuovo punto di vista, acquisendo una nuova vita e nuovi significati.
Quello presentato a Bologna, Carlo e Luciana, è il diciassettesimo capitolo del progetto a lungo termine In almost every picture. La coppia protagonista è di Vignola, cittadina in provincia di Modena e viaggia in tutto il mondo fotografandosi instancabilmente. Aggirarsi per la mostra è come entrare nell’album dei loro ricordi, trovarci insieme a Carlo e Luciana in giro per Firenze o Parigi.
Giochiamo noi a riconoscere le città dalle loro attrazioni principali e giocano moglie e marito a non prendersi troppo sul serio, divertiti tra una posa plastica e l’altra. Partecipiamo al loro gioco non come voyeurs, ma come amici di famiglia invitati a sfogliare l’album delle vacanze.
📍Unicredit, Palazzo Magnani
Via Zamboni 20, 40121, Bologna
Sito
5. Esorcizzare il trauma
La memoria è il filo conduttore della personale di Raed Yassin che a Foto/Industria con Ghost Karaoke rivive il periodo in cui, ancora bambino, cantava con la madre in occasione di alcune feste religiose nei pressi di Beirut, in Libano. Il karaoke diventa qui narrazione e insieme elaborazione di eventi passati.
Gioco, memoria, tradizione, rapporti familiari e perdita si intrecciano nelle sue opere così come nel percorso dell’intera esposizione, che parte dall’esperienza individuale di Yassin e si espande fino a comprendere un’approfondita analisi dei supporti che utilizziamo per tenerne traccia. L’arte diventa il mezzo catartico per esorcizzare il trauma di un’esperienza nata come gioco: l’artista in tenera età stava cantando di fronte a parenti e amici quando una sua stonatura provocò le risa generali. Il ricordo di questo piccolo, ma grande fallimento rimarrà scolpito nella memoria emotiva di Yassin.
📍Alchemilla, Palazzo Vizzani
Via Santo Stefano 43, 40125, Bologna
Sito
6. Chi non ama le giostre?
Divertenti, allegre e folli: le fiere berlinesi degli anni intorno al 1900 assicuravano intrattenimento agli abitanti di una città in rapida espansione e industrializzazione, offrendo una possibilità di svago dalla realtà di un lavoro estenuante e spesso ripetitivo.
Heinrich Zille (1858-1929), molto noto come illustratore e grafico, scatta le sue fotografie nel cuore di questa ridda di contrasti: le giostre sfavillanti di luci e di colori, le insegne vistose, le facciate dei teatri piene di manifesti, l’immondizia, le vetture dei giostrai fuori dal perimetro della fiera.
Solo nel 1966, 37 anni dopo la sua morte, è stata scoperta nel suo vecchio appartamento di Berlino-Charlottenburg la sua straordinaria collezione di stampe d’epoca e negativi su vetro, e la sua opera fotografica, fino a quel momento del tutto sconosciuta, ha cominciato a ricevere attenzione in tutto il mondo. Nel 1988-1989 il celebre fotografo tedesco Michael Schmidt realizza gli ingrandimenti di quei negativi, esposti in questa occasione.
📍 Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna / Casa Saraceni
Via Farini 15, 40124, Bologna
Sito
7. Viva Las Vegas
Come il velenosissimo serpente a sonagli del Mojave, dalle frequenti mute, Las Vegas ha già vissuto numerose trasformazioni al tempo in cui Daniel Faust comincia a fotografarla nel 1987. L’artista arriva a Las Vegas, ormai centro nodale del West americano, con un dichiarato approccio documentario e l’obiettivo di rappresentare il “nuovo ordine spaziale” incarnato dalla città.
Affrontando l’American dream ipercapitalista e i suoi tanti incubi, nell’arco di tre decenni dà vita a un caleidoscopico assemblaggio di immagini che oscilla tra antropologia, tassonomia, architettura e pubblicità, in equilibrio su un filo che attraversa abissi esistenziali di storia, memoria e illusione. Niente sembra vero, ma lo è.
📍 Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio, 2, 40124, Bologna
8. Archeologia industriale
Nel 1977 Olivo Barbieri scopre un deposito abbandonato di flipper nei pressi dalla propria abitazione e trascorre il periodo successivo a fotografarne ogni angolo e ogni prospettiva. Queste immagini di flipper a loro volta tappezzati di immagini agiscono ai nostri occhi come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca, di cui rivelano i miti e i desideri, dal cinema hollywoodiano alla conquista del cielo e dello spazio, dalla frontiera del West alla musica rock e alle grandi imprese sportive.
Flipper come teche che conservano i reperti della futura archeologia. Come fotografie riprese attraverso un cannocchiale che permette di guardare dentro il passato e coglierne gli umori più profondi. Dal punto di vista estetico, tra le più interessanti mostre di questa edizione di Foto/Industria a Bologna.
📍 Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio, 2, 40124, Bologna
9. Monopoly a Manhattan
Ericka Beckman combina nel suo lavoro la grammatica e le strutture fondative del gioco e della favola con temi come la politica, la società e l’economia. Nella videoinstallazione Reach Capacity, frutto di questa mescolanza, il sistema predatorio del mercato immobiliare prende le sembianze di un gioco, sulla scorta del più famoso gioco da tavolo dedicato a un argomento generalmente escluso dalla sfera ludica e ricreativa: Monopoly.
Per Foto/Industria a Bologna Beckman converte Lower Manhattan in un gigantesco tabellone sul quale si muovono una serie di pedine-attori in una frenetica performance che rimanda all’estetica e allo svolgimento di un musical.
📍 Spazio Carbonesi
Via de’ Carbonesi 11, 40123, Bologna
10. Authomated photography
La suggestiva sede dell’ex Chiesa di San Mattia ospita una mostra che è anche ricerca. Un numero crescente di immagini viene oggi prodotto autonomamente dalle macchine per le macchine, in uno schema tecnologico che marginalizza progressivamente l’intervento umano.
Una ricerca dell’ECAL/University of Art and Design di Lausanne esplora l’evoluzione dell’immagine digitale e il ruolo attuale del fotografo. Questo progetto si fonda sulla premessa che l’automazione sia un processo centrale nella definizione delle pratiche fotografiche e della cultura visiva contemporanea.
📍 Ex Chiesa di San Mattia
Via Sant’Isaia 13, 40123, Bologna
11. Sogno o son desto?
Foto/Industria non poteva che coinvolgere anche il MAMbo di Bologna. Reality or Not è una videoinstallazione che racconta la storia di un gruppo di studenti che prendono parte a un esperimento radicale finalizzato ad appropriarsi della realtà che li circonda e a modificarla in modo indipendente.
Ultimo capitolo di una ricerca che Evans dedica fin dall’inizio della sua carriera alla trasformazione del concetto stesso di realtà in una società sempre più affollata dalla presenza di mondi digitali alternativi, l’opera mette in discussione la possibilità di distinguere tra reale e virtuale nel contemporaneo e si interroga sulle ricadute psicologiche e cognitive di questa commistione.
📍 Museo d’Arte Moderna di Bologna (MAMbo)
Via Don Minzoni 14, 40121, Bologna
Sito
12. Foto/Industria al Mast
Nell’ambito di Foto/Industria Bologna c’è anche la mostra di Andreas Gursky al MAST. Il nostro itinerario non può dunque che concludersi con la serie di istantanee di luoghi contemporanei che parlano di una società prospera, dinamica, post-industriale, globale, improntata al capitalismo finanziario.
Gursky esplora il particolare, il presente e il contemporaneo, cercando i segni ricorrenti delle regole e delle strutture proprie del convivere, del produrre, dell’agire e dell’ordinare il mondo. La grande potenza figurativa delle sue immagini di grande formato trasforma ogni volta l’ingresso nel suo universo di immagini in un’esperienza e al tempo stesso in un passo in avanti verso la conoscenza.
📍 Fondazione Mast
Via Speranza 42, 40133, Bologna
Foto/Industria è sempre un’ottima occasione per scoprire artisti emergenti e affermati, per incontrare il contemporaneo e la fotografia scoprendo spazi espositivi non sempre aperti al pubblico. Avete già visitato qualche mostra di questa edizione? Quale avete preferito? Fatecelo sapere nei commenti!
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In copertina: gruppo di visitatori alla personale di Read Yassin.