(Venice) La distruzione del tempio di Gerusalemme -Francesco Hayez – gallerie Accademia Venice

Hayez: in mostra a Torino il pittore de “Il Bacio”

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Il nome di Francesco Hayez è indissolubilmente legato alla sua opera più celebre: Il Bacio. Egli fu però molto altro: si dimostrò fondamentale per lo sviluppo del linguaggio artistico italiano, che di fatto traghettò dal Neoclassicismo al Romantico e fu di notevole influenza sul piano storico e politico.
Fino al 1 aprile potrete scoprire l’artista nella mostra Hayez – L’officina del pittore romantico alla Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino.

Scopriamo insieme la mostra di Torino dedicata a Hayez!

Hayez pittore e intellettuale: un artista “al bacio”

Francesco Hayez, Autoritratto a 71 anni (1862); olio su tela, 125,5×101,5 cm (Uffizi)

Il pittore veneziano è innanzitutto stato un‘artista innovatore e poliedrico, vicino alle più importanti personalità del tempo. Dopo aver trascorso l’infanzia e la giovinezza a Venezia e Roma, si sposta a Milano, dove entra in contatto con Manzoni, Berchet, Pellico e Cattaneo. La sua carriera è un susseguirsi di incarichi e riconoscimenti, come la cattedra di pittura all’Accademia di Brera, della quale divenne titolare nel 1850.

Non solo per la sua arte, ma anche per le idee politiche è da considerarsi, insieme a Manzoni e Verdi, tra i Padri della Patria. Fondamentale è stata la sua formazione a Roma con Canova, che lo ha sempre sostenuto con profonda convinzione. Era infatti certo sarebbe stato l’artista capace di riportare la pittura italiana alla sua grandezza perduta, esattamente come lui aveva fatto in scultura.

L’eccezionalità della vita di Hayez

Questo merito gli è stato riconosciuto anche da altri personaggi illustri, suoi maggiori sostenitori. Per esempio, Stendhal lo considerò “il maggiore pittore vivente” e Mazzini lo consacrò come l’interprete delle aspirazioni nazionali. Quella di Hayez è stata davvero una vita eccezionale sia dal punto di vista personale che professionale. Si è riscattato dalle umilissime origini e dall’abbandono da parte della sua famiglia e ha goduto di una strepitosa carriera.

Non ha infatti soltanto dialogato con i grandi pensatori del suo tempo, cultori, letterati e musicisti. I suoi amori documentati dalla pratica artistica sono stati in grado di tramandare emozioni come valori universali. Le tele di Hayez sono infatti diventate icone della bellezza e della sensualità femminile capaci di trasmettere la forza dell’amore, come nella serie dedicata a Giulietta e Romeo, di cui la mostra dà nutrito saggio.

La GAM di Torino dedica al “poeta civile” un’antologica senza precedenti, sia per il numero di tele esposte, che per l’inedito accostamento delle opere grafiche a quelle pittoriche.

Hayez – L’officina del pittore romantico

Ingrasso GAM, foto di Riccardo Tasso

Arte, storia e politica si intrecciano nella vita di Francesco Hayez, esattamente come nella grande mostra che la GAM di Torino dedica al genio della pittura romantica.

Aperta al pubblico dal 17 ottobre 2023 al 1 aprile 2024, l’esposizione “Hayez. L’officina del pittore romantico” è organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei e GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.

La curatela di Fernando Mazzocca ed Elena Lissoni, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, ha reso possibile riunire un’importante nucleo di opere dell’artista, per la prima volta esposte insieme, ponendo l’accento sull’universo creativo e compositivo del pittore.

Cosa aspettarsi dalla mostra

Una delle prime sale espositive si concentra sul confronto tra le Maddalene penitenti dipinte da Hayez e la celebre scultura di Canova.

L’istituzione milanese che lo ha visto alla direzione per oltre quarant’anni ha fornito in prestito circa cinquanta disegni e alcuni tra i più importanti dipinti. Molti dei quali, provengono proprio dallo studio del pittore.

Oltre alle opere inedite o poco esposte, nella mostra di Hayez a Torino si potranno ammirare alcuni dei capolavori più popolari, come La Meditazione dei Musei Civici di Verona – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e l’Accusa segreta dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, cui è accostato Il Consiglio alla Vendetta, prestigioso prestito proveniente da Liechtenstein.

Le sezioni della mostra

Attraverso dieci sezioni in successione cronologica, il percorso espositivo ci guida nella carriera di Hayez, partendo dalla formazione veneziana e romana. Particolare attenzione è riservata al rapporto di amicizia con lo scultore Antonio Canova. Dell’amico, grande protagonista del neoclassicismo è esposta una Maddalena Penitente, in dialogo con le prime opere pittoriche di Hayez.

Una speciale sezione focus è dedicata ai disegni per la Sete dei Crociati. Sicuramente la sua opera più ambiziosa e impegnativa. Nonostante a noi contemporanei dica oggi davvero poco. Se non nulla in confronto a Il Bacio. Hayez era invece convinto che tale tela di dimensioni giganti, sarebbe stato il suo capolavoro definitivo.

Fu eseguita tra il 1833 e il 1850 per il Palazzo Reale di Torino, dove si può ancora ammirare, nella primissima sala del percorso espositivo. In mostra, un grande pannello che la riproduce, in relazione con un disegno preparatorio, permettono ai visitatori l’immersione nel “mancato” capolavoro, che dimostra la conclamata impressionante qualità formale e compositiva.

Chi è Francesco Hayez: pittore de Il Bacio e molto altro

Uno scatto dell’Odalisca dormiente di Francesco Hayez, esposta alla GAM di Torino.

La mostra di Torino rievoca l’intensa vicenda biografica e il percorso creativo di Francesco Hayez, indiscusso protagonista del Romanticismo. Cantore della bellezza, dell’amore e dei valori risorgimentali, nella sua lunga vita è stato protagonista di cambiamenti epocali, testimoniando il passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo.

Egli fu il principale interprete dei destini della nazione italiana, capace di estendere il respiro della sua pittura dalla storia all’attualità politica. Per il suo impegno civile e politico deve essere riconosciuto anche come uno dei creatori e dei primi promotori delle nuove istanze realistiche affermatesi dopo l’Unità d’Italia. Celebrato da Mazzini come vate della nazione, ha condiviso con Manzoni e Verdi gli stessi ideali. A loro fu unito da un rapporto unico, di amicizia e di intesa culturale. In quegli stessi valori anche l’Italia risorgimentale si è riconosciuta.

Proprio il linguaggio di Hayez li sintetizzava perfettamente, riuscendo a comunicare ancora oggi sentimenti e valori universali, anche attraverso una dimensione civile che attualizza la storia. Il pittore è stato anche tra i più grandi ritrattisti di tutti i tempi.

L’aspetto del suo dipingere che maggiormente colpiva i contemporanei era il suo particolare modo di procedere basato sull’estro del momento. La sua pittura era fatta di continui ripensamenti, anche e soprattutto in corso d’opera, che in molti casi sono riconoscibili persino ad occhio nudo. L’eccellenza e la singolarità di questa tecnica costituiscono il fascino e la forza di una pittura ammirata sia dal pubblico che dalla critica.

Il bacio di Hayez: romanticismo e patriottismo

Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, meglio noto solo come Il bacio, realizzato nel 1859 e conservato alla Pinacoteca di Brera, è espressione perfetta della poetica di Hayez. Oltre che l’opera con cui l’artista ha raggiunto l’apice della sua fama e per cui ancora oggi è ricordato, anche dai profani dell’arte.

In un’ambientazione medievale, Hayez raffigura due giovani innamorati che si baciano con grande passionalità. L’opera è considerata il manifesto dell’arte romantica italiana per la travolgente carica emotiva, la raffinata scenografia ed il forte valore civile. La tela è infatti un sunto di idee risorgimentali, a simboleggiare l’amore della patria e la lotta allo straniero.

L’opera riscosse un grande successo popolare, tanto che Hayez la riprodusse in altre due versioni, con piccole divergenze fra l’una e l’altra. La prima fu commissionata ad Hayez dal conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto. Il pittore era ormai diventato molto noto nella Milano dei circoli patriottici. Il dipinto, terminato nel 1859 e presentato a Brera il 9 settembre dello stesso anno ornò la lussuosa dimora del Visconti per più di venticinque anni. Solo nel 1886, un anno prima della sua morte. Il conte destinò poi la tela alla Pinacoteca di Brera, dove è tuttora esposta.

Il significato politico de Il bacio di Hayez

L’opera oltre ad essere una celebrazione dell’impetuoso ardore giovanile, sublima magistralmente ideali come l’impegno politico-militare. L’amore per la patria e l’impegno civile con Hayez cessano di stridere in forma dicotomica con il sentimento privato, divenendo per la prima volta concetti coincidenti. È in questo modo che la coppia di giovani funge da personificazione dell’Italia unita.

Il dipinto assurge dunque a simbolo degli ideali romantici, nazionalisti e patriottici del Risorgimento. Tale interpretazione è suggerita da diversi elementi iconografici: l’incerta collocazione spazio-temporale, che fa sì che l’opera non sia vincolata ad un’epoca passata e che diventi un simbolo universale dell’amor di patria per esempio.

Anche le posizioni dei due amanti rimandano alla situazione dell’addio del volontario. L’uomo è ammantato e con il piede poggiato sul gradino, come se fosse in procinto di partire. La donna invece, stringe le spalle dell’amato con forza, quasi non volesse interrompere quest’estremo saluto. Consapevole dei pericoli che l’amato vivrà a causa del suo patriottismo. E ancora, anche il pugnale nascosto nel mantello, in segno di ribellione contro l’invasore asburgico.

Da non tralasciare infine è l’araldica gamma cromatica del quadro. Essa muta di versione in versione, sintetizzando i cambiamenti politici che hanno coinvolto l’Italia nell’Ottocento. Nella versione di Brera, l’azzurro della veste della donna ed il rosso brillante della calzamaglia del giovane alludono non troppo velatamente al tricolore francese. Hayez, infatti, intendeva rendere omaggio alla nazione d’Oltralpe. La Francia era infatti alleata con l’Italia in seguito alla stipula degli accordi di Plombières tra Napoleone III e Camillo Benso Conte di Cavour.

Nelle due versioni successive le connotazioni allegorico-patriottiche si fecero ancora più marcate. Nella copia del 1861, anno della proclamazione del Regno d’Italia, la veste della fanciulla assume una neutra tonalità bianca. Si tratta di un segno di omaggio verso l’unificazione italiana attesa così ardentemente. Nella terza versione, l’Italia si manifesta invece nelle vesti dell’uomo. Oltre alla già presente calzamaglia rossa – indossa anche un manto verde, e sulla scena vi è un panno bianco sulle scale. Sono chiari rimandi al vessillo nazionale italiano.

Perché questa mostra dedicata a Hayez è unica

Tamar di Giuda

Hayez è stato protagonista di molte mostre nel corso degli anni, ma questa esposizione accompagna il pubblico per la prima volta alla scoperta del mondo interiore dell’artista. All’interno dell’officina del pittore, per svelarne tecniche e segreti. Si tratta infatti di un percorso originale che pone in dialogo i dipinti e disegni dell’artista. La mostra offre così la possibilità di entrare nella mente del pittore e di analizzarne il processo creativo.

Raramente si ha infatti l’occasione di confrontare disegno preparatore o studio con opera finale. La novità principale di questa mostra sta dunque proprio nel mettere in rapporto per la prima volta dipinti e disegni. Un corpus di circa un centinaio di opere grafiche. La maggior parte delle quali conservate all’Accademia di Belle Arti di Brera, tracciati con un gesto rapido e immediato. Quasi fossero appunti visivi da impiegare poi nella creazione delle composizioni. Solo in rarissime occasioni riportati dettagliatamente nelle grandi dimensioni per la successiva traduzione su tela.

Hayez: pittore veneto che dava importanza al disegno

Oltre agli “schizzi, pensieri fermati rapidamente, studi”, che costituiscono un’eccezionale testimonianza del metodo di lavoro del pittore, l’artista ha lasciato una raffinatissima produzione di d’après. Sono disegni e acquerelli che riproducono fedelmente alcune delle sue opere più celebri – verosimilmente destinati in dono ai collezionisti più affezionati. Essi hanno costituito un formidabile strumento di diffusione delle sue invenzioni.

Hayez si considerava l’ultimo rappresentante della grande tradizione della pittura veneta. Si era formato sullo studio di Tiziano e dei pittori veneziani del Quattro e del Cinquecento. Nella sua poetica dunque, il disegno potrebbe sembrare a una prima analisi secondario rispetto al colore, ma questa mostra ci dimostra il contrario.

Hayez tra scuola veneta e scuola toscana

Sin dal Cinquecento infatti, anche secondo la tradizione vasariana, si è soliti contrapporre scuola veneta e scuola toscana, sulla base della maggior importanza data nel primo caso al colore e nel secondo, al disegno. Hayez abbatte questo principio collaudato. Il suo essere pittore veneto, non gli impedisce di riconoscere il ruolo fondamentale del disegno, come laboratorio delle idee. La composizione si forma nella mente, ma viene articolata e coreografata attraverso il disegno, per poi manifestarsi sulla tela, grazie al colore.

Tra i meriti principali di questa esposizione dunque, oltre a quello di restituire un’immagine più complessa e vicina alla realtà storica, di Hayez artista e intellettuale, non solo pittore del capolavoro Il Bacio, c’è anche quello di aver acceso una luce sulla sua opera grafica.

📍Hayez – L’officina del pittore romantico
Dal 17 Ottobre 2023 al 1 Aprile 2024
Luogo: GAM Torino
Indirizzo: Via Magenta, 31, 10128
Orari: dal martedì alla domenica 10.00-18.00
Chiuso il lunedì
Prezzo: intero €13.00
Sito


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La mostra di Hayez è davvero un motivo valido per visitare l’elegante città di Torino: trovate qui un interessante itinerario per scoprirla in un solo giorno.

In copertina: La distruzione del tempio di Gerusalemme.

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Asia Graziano

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