Tre mostre insolite da non perdere a Bologna: Ai Weiwei, Vera Lutter e Silvia Naddeo

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Tre sono le mostre da non perdere a Bologna in questo momento. La personale di Ai Weiwei che a Palazzo Fava decostruisce la nostra cultura millenaria, la fotografia plastica di Vera Lutter al MAST e i mosaici di Silvia Naddeo che riflettono sul cibo presso gli spazi della Raccolta Lercaro.

Tre appuntamenti per riflettere sulla contemporaneità e sul suo rapporto con la tradizione.
In che modo? Scopriamolo insieme!

1. Ai Weiwei a Bologna: tra Occidente e Oriente

L’artista cinese Ai Weiwei durante l’allestimento della sua mostra personale “Who Am I?” a Palazzo Fava sede delle esposizioni di Genus Bononiae (© Roberto Serra / Opera Laboratori Fiorentini)

La mostra di Ai Weiwei a Bologna é un’occasione da non perdere in quanto possibilità unica per esplorare il lavoro di uno degli artisti più influenti del nostro tempo. Le opere esposte raccontano la ricerca sempre in bilico tra Cina e Occidente e tra passato e presente. Il lavoro di Ai Weiwei tocca tematiche urgenti e universali come la libertà di espressione e di informazione, i diritti umani e civili, le migrazioni, le crisi geopolitiche e i cambiamenti climatici. La sua produzione da sempre ci invita a riflettere su temi fondamentali come la libertà, la giustizia, la memoria e la resilienza.

Dalla mitologia al presente

La scultura-aquilone di Ai Weiwei dialoga con l’architettura e gli affreschi rinascimentali di Palazzo Fava a Bologna.

A miti greci e romani dipinti nei celebri cicli carracceschi di Palazzo Fava si contrappongono le favole e le leggende della cultura cinese che Ai WeiWei reinterpreta. Tra le storie di Giasone e Medea e le avventure di Enea che decorano le sale del piano nobile ci sono le sculture-aquiloni realizzate con bambù, carta di riso e seta e raffiguranti gli animali fantastici tratti dal bestiario del Classic of Mountains and Seas, il più antico testo mitologico e geografico cinese, risalente al III secolo a.C.

Creature mitologiche che fluttuano nello spazio, invitando ad una riflessione sulla storia e sull’antichissima identità culturale cinese, quasi spazzata via dalla Rivoluzione Culturale, e portando ad un confronto con la Cina attuale che crea mostri per controllare la popolazione.

Lo sguardo beffardo alla Cina e all’arte contemporanea

L’istallazione di biciclette che ricorda il celebre ready made di Duchamp, Ruota di bicicletta.

Alla cancellazione della memoria storica in Cina nella seconda metà del Novecento si riferisce
anche l’iconico trittico fotografico Dropping a Han Dynasty Urn. A quest’opera si accompagnano la
vetrina con i resti del vaso risalente a circa duemila anni fa e il ready made Han Dynasty Urn with
Coca Cola
, che, evocando al contempo Andy Warhol e Marcel Duchamp. Di antiche vestigia si compone anche l’installazione White Stones Axes, costituita da centinaia di asce neolitiche, che invitano il pubblico a riflettere su cosa significhi l’avanzamento della civiltà. Anche Left Right Studio Material denuncia la persecuzione subita dall’artista in patria. Questo tappeto blu è infatti composto da frammenti di opere in porcellana provenienti dalla distruzione, ad opera del regime, dello studio Left/Right di Ai Weiwei a Pechino nel 2018.

Le Migrazioni: focus per Ai Weiwei e per la mostra di Bologna

Sulla carta da parati e nel fregio vascolare le vicende dei migranti sono trattate alla stregua delle saghe epiche e mitologiche del passato.

A renderla una delle mostre da non perdere a Bologna è specialmente il gruppo di opere in mostra è dedicata al tema delle migrazioni nel Mediterraneo. Altro motivo che rendere la mostra di Bologna un appuntamento da non perdere. La carta da parati Odissey, composta in fregi come vasi attici, rappresenta le difficili esperienze dei migranti e idealmente dialoga con i cicli di affreschi di Palazzo Fava. Il parallelismo tra le vicende narrate nell’Eneide e le attuali crisi migratorie sottolinea la continuità dei temi dell’esodo dalle guerre e della ricerca di una nuova patria nella storia umana.

«Le mie cosiddette opere d’arte sono tutte frutto dei miei pensieri e delle mie emozioni. Non mi pento di averle create. Riflettono autenticamente i miei veri sentimenti e le circostanze in cui mi trovavo in quei momenti, strettamente legati con le mie esperienze e la mia educazione»

Ai Weiwei

(De) costruire l’arte e il pensiero occidentale

Un dettaglio del Cenacolo di Leonardo Da Vinci, riproposto da Ai Weiwei come una scultura di mattoncini LEGO.

Grandi protagoniste sono le opere composte da mattoncini LEGO, che riprendono, mutandole
ironicamente, alcune importanti opere della tradizione pittorica occidentale. Nel contesto della
sua pratica artistica, Ai Weiwei ha adottato questo mezzo espressivo dal 2014 creando una nuova
forma di linguaggio basata su pixel, digitalizzazione, segmentazione, frammentazione e disconnessione.
Un approccio che permette di esprimere il rapporto tra cultura, politica e ambiente personale in una nuova lingua, combinando sensazioni attuali e memoria culturale, e collegando la comprensione del passato con le aspettative moderne.

Ai Weiwei rilegge la tradizione pittorica italiana

La reinterpretazione della Venere dormiente di Giorgione di Ai Weiwei e il tappetto di cocci in porcellana che allude alla distruzione del suo studio da parte del regime cinese.

Capolavori della pittura rinascimentale, barocca e moderna subiscono questa
irriverente trasformazione
, come la Venere dormiente di Giorgione a cui Ai Weiwei aggiunge una gruccia per ricordare gli aborti autoindotti prima della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza o l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci dove il personaggio di Giuda ha le fattezze dello stesso Ai Weiwei.

Direttamente ispirate alla tradizione pittorica bolognese e realizzati espressamente per la mostra a
Palazzo Fava, sono invece gli ironici rifacimenti dell’Atalanta e Ippomene di Guido Reni (Museo e
Real Bosco di Capodimonte, Napoli), dell’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello (Pinacoteca Nazionale
di Bologna) e di una Natura Morta di Giorgio Morandi (Pinacoteca di Faenza).
Nella serie di fotografie Study of Perspective, emerge la volontà dell’artista di porre delle domande
anziché fornire delle risposte univoche, invitando alla discussione e al dibattito.

📍Ai Weiwei. Who am I?
dal 21/09/2024 al 04/05/2025
Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni
Orari: martedì – domenica
10:00-19:00 (ultimo ingresso ore 18:00)
Biglietto: Intero 16 euro; Ridotto 10 euro
Via Manzoni 2, 40121 Bologna
Sito

2. Vera Lutter al Mast di Bologna

Plasticità, luci, ombre e lo scorrere del tempo: parole chiave del lessico fotografico di Vera Lutter.

Al Mast è esposta un’ampia selezione delle fotografie di Vera Lutter realizzate dagli anni Novanta ad oggi, sui temi dell’industria, del lavoro e delle infrastrutture per la movimentazione delle cose e delle persone. Nel percorso anche 20 opere di grandi dimensionipezzi unici per la particolare tecnica con cui sono realizzati – provenienti da musei e collezioni private, oltre ad un’installazione e a una serie di materiali in gran parte inediti che documentano il processo creativo della fotografa, allestiti in un percorso che consente di attraversarne l’intera carriera. Il Mast di Bologna ci ha abituato a mostre evento da non perdere e questa è senza dubbio una di quelle.

Le immagini in negativo

Formatasi come scultrice all’Accademia di Belle Arti di Monaco, Vera Lutter a metà anni Novanta si trasferisce a New York per studiare alla School of Visual Arts dove trova nella fotografia il suo linguaggio d’elezione realizzando le sue opere attraverso un processo che rimanda alle origini di questa pratica: sono riprese con la camera oscura, richiedono tempi di posa molto lunghi che non consentono di tenere traccia di ciò che si muove velocemente nel campo di ripresa, sono  immagini in negativo e infine sono pezzi unici e irriproducibili. Grandi camere oscure delle dimensioni di un’intera stanza vengono appositamente allestite di fronte ai soggetti, dove rimangono per tempi di posa che variano da alcuni minuti a mesi interi a seconda delle dimensioni del foro stenopeico e delle condizioni della luce. 

Luci e ombre: fotografie scultoree

Non potevamo non includerla tra le mostre da non perdere a Bologna per l’approccio inedito dell’artista. La fotografa entra fisicamente nell’apparecchio fotografico e lo abita. La macchina fotografica viene così sostituita da un manufatto architettonico. Il risultato sono stampe di grande formato – realizzate con i più grandi fogli di carta fotosensibile disponibili sul mercato – impressionate direttamente all’interno della camera oscura. Per via di questo processo sono sempre immagini in negativo, nelle quali le luci sono diventate ombre e viceversa, suscitando così in ogni caso una reazione di sorpresa da parte degli osservatori, che si trovano di fronte a un’inversione della realtà.

Il paesaggio industriale come obiettivo

La fabbrica della Pepsi a Long Island nello scatto di Vera Lutter al MAST di Bologna.

I soggetti delle immagini – gli edifici, le macchine, gli oggetti industriali, così come il dispositivo con cui vengono rappresentate e le opere che ne risultano – diventano oggetti monumentali e fuori dal tempo. Ad esempio la miniera di carbone di Hambach che è tra le più grandi del mondo, la Battersea Power Station di Londra, ovvero il più grande edificio in mattoni d‘Europa, lo Zeppelin la più grande macchina volante mai costruita, il radiotelescopio Effelsberg del diametro record di 100 metri, la fabbrica della Pepsi Cola a Long Island, aeroporti e cantieri attivi e in disuso negli Stati Uniti e in Europa.

Container come camere oscure

A volte l’artista recupera dei container normalmente impiegati nel trasporto marittimo e intermodale, li modifica e li riutilizza come camere oscure. Fotografa così i cantieri navali di Rostock, tra i più vasti europei, in attività dalla fine del Settecento. Spesso si tratta di vere e proprie sfide nei confronti dello spazio e del tempo. Opere che non costituiscono solo impeccabili riproduzioni, ma anche delle autentiche apparizioni, fotografie multidimensionali, che travalicano la superficie della realtà. Ecco perché quella di Vera Lutter è tra le mostre da non perdere a Bologna!

📍Vera Lutter
Spectacular. Un’esplorazione della luce

11/10/2024 – 06/01/2025
Mast di Bologna
Via Speranza, 42, 40133 Bologna
Orari: da martedì a domenica dalle 10:00 alle 19:00
Ingresso gratuito
Sito

3. Turbolenta rileggere la tradizione culinaria e il rapporto con il cibo

La mostra si apre con uno spazio in cui si chiede al visitatore di condividere in forma scritta un ricordo legato al cibo.

La terza mostra da non perdere a Bologna che vi consigliamo si trova nella Project Room della Raccolta Lercaro. Lo spazio nasce proprio per stimolare il dialogo con artisti, gallerie e istituzioni e la sperimentazione. Una visione che è il cardine della prossima esposizione che ospiteremo: Turbolenta, mostra multisensoriale che indaga gli approcci della società verso il cibo e l’alimentazione.
L’esposizione si snoda così attraverso un percorso interamente dedicato al tema del cibo, con alimenti oggettivamente fascinosi, dai colori invitanti e dall’apparenza gustosa. Alcuni dei quali collegati alla tradizione romagnola, con un rimando alle proprie radici e al tempo stesso all’importanza del nutrimento del corpo con tutte le implicazioni di eccesso e di rifiuto tipiche della società odierna.

Tra le mostre da non perdere a Bologna: l’esperienza sensoriale di Silvia Naddeo

La fetta di carne musiva di Silvia Naddeo.

La mostra si articola lungo un itinerario che affronta tematiche differenti attraverso l’utilizzo di diversi media, tra cui sculture in mosaico, installazioni, installazioni interattive, video, acquerelli e audio.
Un’esperienza sensoriale visiva e tattile, alla scoperta dei molteplici significati culturali e simbolici che il cibo assume nel nostro contesto sociale fra la ricerca del cibo “sano”, ecologicamente prodotto e perciò “antico” e intriso di memoria e il cibo nella sua realtà odierna: confezionato e standardizzato dai macchinari industriali.

Coinvolgere lo spettatore

Il progetto musivo multimediale MyPanino vede la riproduzione in mosaico di tutti gli ingredienti necessari per dar vita al proprio hamburger: melanzana, pomodoro, formaggio, insalata, emmenthal, carne e tanto altro. Basta comporre il panino e scattarsi una foto.

Il percorso interattivo, accompagnato da sonorizzazioni e video, permette al visitatore di ampliare la modalità di fruizione dell’opera d’arte. Questa mostra si distingue dalle altre perché combina la semplice osservazione alla ricreazione, come per il progetto musivo multimediale MyPanino. Un’opera che si compone tra le mani di chi la osserva. Un esempio di arte dinamica che si contrappone al senso di staticità a cui si è abituati in una forma d’arte come il mosaico. L’obiettivo di MyPanino è quello di offrire un nuovo rapporto con la forma d’arte e ampliarne il raggio d’azione. Il messaggio artistico viene strappato dallo spazio fisico per approdare direttamente sul web e intrecciarsi con le interazioni social.

Riscoprire il mosaico e le sue potenzialità

Il cappelletto musivo di Silvia Naddeo.

Silvia Naddeo (Roma 1984) è un’artista visiva che lavora ibridando mosaico, scultura e nuovi media.
Fonda la propria esperienza artistica sul tema del cibo indagandone gli aspetti socioculturali cui è legato e che lo contraddistinguono. Un connubio musivo-gastronomico che sfocia in un’esperienza di condivisione e nutrimento tutta sensoriale.
Le sue opere sono state esposte in Italia e all’estero, tra cui la Galleria d’Arte Statale Na Kashirke e la Musivum Gallery di Mosca, il Museo d’Arte della città di Ravenna, la Chapelle Saint-Éman di Chartres (Francia), il Museo Civico Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento e il Festival internazionale di Mosaico Contemporaneo.
Attualmente, l’artista è anche docente di Tecniche del Mosaico all’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia.

📍Turbolenta Reloaded
19/09/2024 – 17/11/2024
Raccolta Lercaro

Via Riva di Reno 57, 40122 Bologna
Orari: chiuso il lunedì; martedì e mercoledì 15:00-19:00;
venerdì, sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
Ingresso gratuito
Sito


Spesso il capoluogo emiliano rischia di essere schiacciato da città importanti come Roma e Milano. Eppure la sua vita culturale e il suo calendario di eventi e mostre è sempre più ricco e variegato. In questo periodo vi consigliamo infatti di non perdere a Bologna anche due mostre di fotografia dedicate ad artisti di grande calibro mondiale. La mostra di Tina Modotti a Palazzo Pallavicini e quella di Martin Parr al Museo Archelogico.

In copertina: “A cena con” di Silvia Naddeo (2015)

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Asia Graziano

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