Il Palio di Siena: storia e tradizione tra sacro e profano

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L’Italia vanta moltissime feste popolari e ricorrenze folkloristiche, ma il Palio di Siena è senza dubbio una tradizione – tra sacro e profano – unica nel suo genere. Per un turista il Palio di Siena non è nient’altro che un entusiasmante gara di cavalli molto intensa e colorata. Per un senese, invece, è molto di più. Ma il Palio, nel suo autentico significato, non può essere compreso se non si inquadra nella divisione in contrade che caratterizza Siena. Prima però è necessario capire l’origine storica e documentata di questa festa religiosa e popolare che anima da secoli Siena.

Siete pronti a scoprire la storia e la tradizione del Palio di Siena?
Vi raccontiamo origini, curiosità e svolgimento della dell’iconica festa popolare.

Alle origini del Palio di Siena

Il centro storico della città che ospita il Palio di Siena. Foto di Pixabay.

Il Palio di Siena non è una rievocazione storica o un evento creato ad hoc a scopo turistico. La sua peculiarità sta anche nell’essere parte integrante del tessuto storico cittadino senese e italiano. Il Palio di Siena ha origini antichissime, documenti anteriori al XII secolo ricordano di un “Palio di San Bonifazio”, ossia il santo titolare dell’antica Cattedrale, che prima della fondazione di quella attuale sorgeva in Castelvecchio.

Quando Siena divenne una delle più ricche e colte città dell’Europa del Medioevo, il Palio fu l’evento conclusivo delle feste annuali in onore di Maria Vergine Assunta patrona di Siena e del suo Stato. Le Contrade e il Palio hanno origini remote: i primi documenti che citano le Contrade risalgono infatti al 1208. Se è vero che fin dall’antichità però, le corse con i cavalli erano frequenti per le vie della città, solo nel 1633 viene documentato il primo Palio corso dalle Contrade in Piazza con i cavalli.

Da allora il Palio è sempre stato effettuato, salvo l’interruzione napoleonica del 1801, quelle del 1848, del 1859 e del 1866 per le Guerre d’Indipendenza, poi le interruzioni dal 1915 al 1918 per la Grande Guerra e dal 1940 al 1944 per la seconda Guerra Mondiale, infine nel 2020 e 2021 per la pandemia. Il Palio ricorre due volte l’anno: il 2 luglio in onore della Madonna di Provenzano e il 16 agosto in onore della Madonna Assunta.

Le contrade

Le bandiere della contrada dell’Oca nello scatto di Turge Tucan da Pexels.

Le contrade sono una sorta di quarta dimensione, 17 piccole città nella città, una realtà concreta, organizzata, con un ordinamento saldo e leggi e costumi che vanno indietro nel tempo, ma che mantengono intatta la loro forza. La contrada è continuamente animata di vita: ci si incontra, si chiacchiera, si scambiano passioni e idee, si imparano a suonare degli strumenti.

Fra i contradaioli c’è molta confidenza, ci si dà sempre del tu perché ci si sente parte della stessa realtà fatta di feste di paese, concerti e cene all’aperto. Ogni contrada è come un piccolo stato, con le sue leggi e i suoi organi governanti. Ogni contrada ha una propria chiesa e un proprio museo dove è custodito il materiale per il Palio: costumi, stendardi, drappi, bandiere.

Sono 10 le contrade che partecipano al Palio di Siena

La corsa del Palio di Siena si svolge nella centralissima Piazza del Campo. A ogni Palio partecipano 10 contrade tra le 17 totali, scelte a sorte e secondo un particolare regolamento che consente la costante rotazione delle partecipanti.

Corrono di diritto le 7 contrade che non hanno corso il Palio corrispondente dell’anno precedente, e un mese prima del Palio (l’ultima domenica di maggio per quello di luglio, e la prima domenica dopo il Palio di luglio per quello di agosto) vengono estratte a sorte le 3 contrade mancanti.

Le bandiere annunciano le contrade scelte

L’annuncio al popolo è dato attraverso le bandiere delle tre contrade estratte che vengono issate alle finestre di Palazzo Comunale. Vengono inoltre estratte le altre 7 contrade rimanenti, per stabilire l’ordine di sfilata nel corteo storico. Esse parteciperanno di diritto al corrispondente Palio dell’anno successivo. In caso di Palio straordinario, avviene un sorteggio tra tutte le contrade per determinare le dieci partecipanti.

La “mossa” e il corteo storico del Palio di Siena

Un momento del corteo storico del Palio di Siena nella foto di Helena Jankovičová Kováčová da Pexel.

Nel pomeriggio, prima della corsa, dal Duomo si snoda la passeggiata storica durante la quale sfilano i mazzieri, i figuranti e i cavalieri rappresentanti il Comune e le istituzioni storiche cittadine, oltreché le “comparse” delle contrade, i cui figuranti indossano le “monture”, ossia i costumi con i colori delle rispettive contrade.

Dopo il corteo storico i fantini escono a cavallo dal Palazzo Comunale, ricevono il nerbo, ovvero il tendine di bue essiccato per sollecitare il cavallo e si portano nella zona della partenza, chiamata “mossa”. Il punto di partenza si trova all’altezza del vicolo della Costarella dei Barbieri, cioè nel tratto precedente alla Fonte Gaia.

A questo punto il “mossiere”, giudice unico della validità della partenza situato su un palco detto “verrocchio”, riceve una busta contenente l’ordine di allineamento ai canapi, ossia due lunghe corde che delimitano la zona di partenza. Per accedere alla zona tra i due canapi, la corda posteriore è più corta ed è sorretta da un meccanismo chiamato “verrocchino”: in questo modo viene lasciato uno spazio attraverso il quale i cavalli fino al nono possono entrare e quello sorteggiato “di rincorsa” può determinare il momento di partenza.

“Fiasca” e “bàrberi”: come si decreta l’ordine di ingresso

L’ordine di ingresso è segreto fino all’ultimo momento e viene determinato con un meccanismo automatico chiamato “fiasca”. Esso è composto da un tubo verticale che termina dentro un serbatoio. Prima che i cavalli escano dall’entrone, i “Deputati della Festa”, ovvero i fiduciari del Comune nominati di Palio in Palio, garanti e responsabili del corretto svolgimento di tutte le operazioni legate alla corsa, pongono dieci sfere di legno, detti “bàrberi”.

Questi raffigurano i i colori delle contrade partecipanti dentro il serbatoio, sul quale attaccano il tubo verticale dotato di dieci fori numerati. La “fiasca” viene poi agitata, così da far disporre casualmente le sfere, che vengono fatte scivolare nel tubo, nel frattempo coperto. Il tutto viene poi sigillato. Nel momento in cui i cavalli e i fantini raggiungono la curva del Casato, il tubo viene scoperto e i sigilli vengono rimossi. L’ordine viene così appuntato su un foglio, fatto recapitare dal comandante della Polizia municipale direttamente al “mossiere” in piazza.

La benedizione del cavallo

Tra sacro e profano, la benedizione del cavallo è un momento particolarmente delicato e molto sentito dai contradaioli. Si tratta di un rito mistico che prevede la presenza del cavallo e del fantino di fronte all’altare. Il sacerdote, per consuetudine, conclude il rito con la frase augurale: “Vai e torna vincitore!”. L’animale è il protagonista indiscusso del Palio di Siena e l’uomo dimostra devozione verso l’animale con cui corre. Il Barbaresco (o Barberesco), che è l’assistente del cavallo destinato a correre il Palio vive in simbiosi con il cavallo. Nei quattro giorni di Palio il Barbaresco e il cavallo vivono insieme. Il Barbaresco dorme anche nella stalla insieme a lui.

Il “mossiere” chiama le contrade

A questo punto il “mossiere” chiama le contrade dentro i canapi secondo l’ordine stabilito. La decima contrada resta fuori, essendo quella “di rincorsa”, che potrà entrare tra i canapi già al galoppo passando nello spazio fra il verrocchino e il lato esterno della pista, e dare così il via alla corsa. Di conseguenza chi decide il momento di inizio della corsa non è il “mossiere” ma il fantino del cavallo “di rincorsa”. La capacità del “mossiere” sta nel riuscire a percepire per tempo l’azione della rincorsa e sganciare con un pedale il canape anteriore posto davanti alla linea degli altri nove cavalli con il giusto tempismo; giudice insindacabile è il mossiere stesso.

“Fare i partiti”: le strategie dei fantini

Durante questa fase del Palio di Siena è comune tra i fantini adottare strategie, porre veti incrociati, tentare di raggiungere accordi. I momenti prima della partenza sono infatti quelli in cui i fantini possono chiedere e cercare collaborazioni o aiuti ad altri fantini. Tutta questa attività è detta “fare i partiti”. Ogni fantino sa che deve cercare non solo le migliori condizioni per una buona partenza del proprio cavallo, ma anche cercare le condizioni sfavorevoli per le contrade rivali. Pertanto, una delle preoccupazioni della “rincorsa” è quella di partire nel momento in cui le contrade rivali sono nelle condizioni peggiori al canape.

Al Palio di Siena non si mette fretta..al massimo si rimanda

Tali operazioni di partenza a volte risultano molto lunghe e si possono protrarre anche fino al calare della sera. Se la mossa si protrae a lungo e la visibilità diminuisce eccessivamente, il Palio può essere rinviato al giorno successivo, come accaduto ad esempio nel luglio 1991. In questo caso viene esposta una bandiera verde dalla finestra del Palazzo Pubblico. Immediatamente dopo la mossa, se valida, il mossiere abbandona la piazza per ragioni di ordine pubblico e quindi non assiste alla corsa.

La corsa: il momento più avvincente del Palio di Siena

Piazza del Campo a Siena, dove si svolge la corsa del Palio, in uno scatto di Wolfgang Weiser da Unsplash.

Entrata la “rincorsa”, se considerata valida la partenza, prende il via la corsa. Vince il Palio il cavallo, con o senza fantino, che per primo compie tre giri della piazza in senso orario. La linea d’arrivo, segnalata da un bandierino, è nella stessa zona della partenza, pur non coincidendo esattamente (è leggermente più avanti rispetto alla mossa). In caso di arrivo di cavallo senza fantino, si parla di cavallo scosso. I fantini e i cavalli corrono con addosso rispettivamente il giubbetto e la “spennacchiera” con i colori della contrada.

I festeggiamenti del Palio di Siena

Dopo la vittoria, i contradaioli festanti si precipitano sotto il palco dei Capitani a ritirare il drappellone, che sarà dapprima portato in chiesa (in luglio presso la Collegiata di Santa Maria in Provenzano, in agosto presso il Duomo) e poi conservato per sempre nel museo di Contrada. La Contrada festeggerà a partire dalla sera stessa e per settimane con una serie di cortei e cene nel proprio territorio (“cenini”).

La contrada più forte del Palio di Siena

Le contrade a Siena non rappresentano semplicemente dei quartieri della città, ma delle vere e proprie comunità allargate dotate poi della loro Chiesa, del museo e del centro sociale. La contrada dell’Oca è quella che ha vinto più volte il Palio di Siena con 63 carriere vinte, seguono l’Aquila con 24 vittorie e il Bruco con 33. Viene chiamata “nonna” la contrada che non vince da più tempo, attualmente è l’Aquila che non vince da 27 anni.

Fantini da record

Sono due i fantini che detengono il maggior numero di vittorie al Palio di Siena. Si tratta di Francesco Santini meglio noto come Gobbo Saragiolo e di Mattia Mancini detto Bastiancino: entrambi hanno vinto 15 volte. Bastiancino ha vinto in nove contrade differenti, tra il 1759 e il 1779; il Gobbo Saragiolo ha conquistato i propri successi dal 1823 al 1853. Nell’ultimo Palio quello del 2 luglio 2023 il fantino Tittia (Giovanni Atezni) ha segnato un nuovo record, è stato infatti il primo fantino a vincere il palio per cinque volte di fila, per lui è stato anche il decimo palio vinto.

Il Palio di Siena al femminile

Nella lunga tradizione del Palio di Siena sarebbero due le donne che lo hanno corso. Della prima, Virginia Tacci, non si conosce la data di nascita e ciò ha alimentato dubbi sulla sua esistenza. Pare però che il 15 agosto 1581 abbia corso un Palio “alla lunga” per la contrada del Drago. La seconda è Rosanna Bonelli che ha corso per l’Aquila il Palio dell’agosto 1957 con il soprannome di Diavola. Conosciuta e ricordata con il nome di Rompicollo, dal titolo di un’operetta sul Palio scritta dal padre, il commediografo senese Luigi Bonelli. È ad oggi l’unica donna ad aver corso un Palio “alla tonda”, corso cioè in piazza del Campo.


Come dimostra la longevità di una tradizione come quella del Palio, Siena è una splendida città ricca di storia, dunque anche di arte. Vi consigliamo quindi di fermarvi qualche giorno prima o dopo il Palio per visitare la città i seguendo i nostri suggerimenti.

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In copertina: foto di Helena Jankovičová Kováčová da Pexel.

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Asia Graziano

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