Il Carnevale in Italia: tradizioni, maschere e viaggi tra le città storiche

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Il Carnevale in Italia ha un ruolo importantissimo nella tradizione e nel folclore regionale, legato soprattutto alle sue maschere (risalenti al Carnevale veneziano del XV secolo). Sono infatti tantissime le città, oltre quelle storiche, in cui si celebra in maniera particolare questo periodo dell’anno. Che non ha una collocazione fissa, ma varia e precede il tempo liturgico della Quaresima. Indulgenza e permissività, anche a tavola, caratterizzano il Carnevale, mentre l’atto di mascherarsi permette agli individui di socializzare senza mantenere i ruoli imposti invece dalla quotidianità ed avere comportamenti che ribaltino regole di solito già prestabilite.

Storicamente il Carnevale trae origine nei tratti da feste molto antiche quali le Dionisie greche o i Saturnali romani. Kappuccio vi invita ad un viaggio fatto di festa, divertimento durante il quale l’ordine costituito è sovvertito ad ogni passo. La sorpresa dietro gli angoli di tante meravigliose città nostrane. Seguiteci facendo attenzione a non perdervi, dissolti nella confusione e nell’entusiasmo del momento.

La battaglia delle arance di Ivrea

Il tradizionale lancio delle arance foto da unsplash di @samuelegiglio

Il simbolo dello Storico Carnevale di Ivrea è senza dubbio l’arancia. O meglio la Battaglia delle Arance (quelle non commestibili). Una manifestazione che si svolge la domenica, il lunedì grasso ed il martedì grasso. La cui origine risale al XIX secolo, forse derivata dalle reciproche scaramucce con lancio di fagioli tra carri e persone affacciate ai balconi lungo le arterie principali della città piemontese. Il passaggio alle arance non ha contorni così definiti, si sa però che dopo la seconda guerra mondiale questa pratica divenne quella ufficiale. I carri da getto ci sono ancora oggi e la battaglia avviene con le squadre di arancieri (9 sono le ufficiali) che si trovano a terra.

Già dal giorno dell’Epifania ha inizio ad Ivrea il lungo cerimoniale carnevalesco. I fagioli grassi ne sono il piatto tipico. Un’altra delle usanze eporediesi è quella di indossare un copricapo rosso chiamato berretto frigio. Durante il secolo ‘500 il Carnevale ad Ivrea aveva già una sua dimensione ed era gestito, in rivalità, dai diversi rioni cittadini. Oltre ai carri, durante le sfilate, partecipano ai divertimenti anche gruppi folcloristici e bande musicali.

La figura centrale della festa è la Mugnaia che sfila su un carro dorato, indossando una lunga veste di lana bianca con una fascia verde di seta sulla quale è appuntata una coccarda rossa con i simboli del carnevale. Con il suo berretto rosso in testa e la mantella d’ermellino sulle spalle, viene accolta dal fragore emozionato del pubblico. Le damigelle e i paggi al suo fianco sono incaricati di lanciare caramelle e mimosa. Un’altra cerimonia molto sentita è quella dell’Abbruciamento degli Scarli che si svolge nelle piazze dei vari rioni e che chiude il carnevale.

Casanova protagonista al Carnevale di Venezia 2025

Eleganza a Venezia foto da unsplash di @giusiborrasi

Del Carnevale di Venezia ci eravamo occupati già nel 2022, se volete dare un’occhiata alla sua storia e al suo particolare folclore leggete questo nostro articolo: Carnevale a Venezia 2022, tutto ciò che bisogna sapere.

Ma per quest’anno ci sono alcune cose molto interessanti di cui bisogna assolutamente parlare. Perché l’edizione 2025 del Carnevale di Venezia è un’edizione speciale, interamente dedicata ad un personaggio storico importantissimo per la città lagunare: Giacomo Casanova. Nel 300° anniversario della sua nascita (1725-2025). Il tempo di Casanova sarà il titolo ufficiale della manifestazione che si svolgerà dal 14 febbraio al 4 marzo. Vista questa particolare datazione la serata inaugurale prenderà il nome “La notte di San Valentino“.

Per poi proseguire con un programma in cui si avrà un’ottima commistione tra tradizioni collaudate ed eventi collaterali a dir poco apprezzati. Per esempio, altro appuntamento imperdibile lo si avrà domenica 16 febbraio con il corteo acqueo di imbarcazioni tradizionali lungo il Canal Grande. Nell’elemento che maggiormente caratterizza la città, un susseguirsi di colori coriandoli e maschere. Tra queste la bauta, il tabarro, la moretta e la gnaga sono alcune delle più iconiche e facilmente riconoscibili. 

L’atmosfera del XVIII secolo impregnerà tuttavia ogni singolo angolo di tempo di questo carnevale. Come meglio non si potrebbe esprimere che nelle parole di Massimo Cecchetto, direttore artistico della manifestazione:

“Con il titolo “Il tempo di Casanova” vogliamo
racchiudere un arco di tempo molto ampio perché
il Settecento è un secolo che ha segnato la nostra
storia. Casanova è l’incarnazione del gioco,
dell’amore e della follia, e ha attraversato da
protagonista quell’incredibile secolo che è l’età
dell’oro dello spettacolo e dell’arte.

Spero che questa edizione del Carnevale ci possa
trasportare tutti in quell’epoca feconda e ci faccia
vivere da protagonisti come lo fu Giacomo
Casanova. Personaggio inafferrabile e in perenne
mutamento, egli restò sempre legato a Venezia
anche se percorse tutta l’Europa di cui ci tramanda
un racconto straordinario e fedele.
Invito tutti a venire al Carnevale di Venezia non
per vederlo ma per viverlo e interpretarlo
attraverso i suoi occhi”.

Massimo Cecchetto (direttore artistico del Carnevale di Venezia)

Il Carnevale di Putignano

Travestimenti foto da unsplash di @Houcine Ncib

Nella Murgia dei trulli e delle grotte, sorge il comune di Putignano. Orgoglio della Puglia anche per il suo Carnevale, di cui quest’anno cade la 631ª edizione. Le origini del Carnevale di Putignano sono infatti antichissime. Risalirebbero al 1394. Tempi di paura e Saraceni. Quando la cittadina venne scelta come meta per il trasferimento delle reliquie di Santo Stefano (suo protettore) dalla costa infestata, l’abbazia di Monopoli nello specifico, all’entroterra più sicuro. All’arrivo delle reliquie si era nella stagione di propaggine per i contadini del posto (innesto della vite). Nonostante ciò essi abbandonarono i campi per festeggiare l’evento con balli, canti, recitazioni in vernacolo, scherzi e satire. Da allora le Propaggini rappresentano il fulcro del Carnevale di Putignano.

Nella prima metà dell’900 abbiamo avuto la fusione tra riti ed arte che entrò da allora a far parte del Carnevale di Putignano sotto forma di carri, carta pesta e maschere, Farinella è quella tipica pugliese. La datazione delle celebrazioni a Putignano parte dal 26 dicembre, il giorno preciso delle Propaggini. Ma è con la festa di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio che si entra nel vivo. Il 2 febbraio si celebra invece la Festa dell’Orso, caratterizzata da una rappresentazione teatrale nella quale l’Orso si fa emblema del Carnevale e simbolo di ambivalenza poiché bestia pericolosa da cacciare, ma anche presagio di rinascita, prosperità, primavera.

Altrettanta importanza assumono i Giovedì del Carnevale, così come tutti quei riti che ne scandiscono prima l’avvicinarsi poi l’inevitabile conclusione: il controverso U Ndonər, ritornato in modalità rinnovata dopo essere stato a lungo bandito; l’estrema unzione del Carnevale alla vigilia dell’ultimo giorno; il suo funerale al martedì grasso; la Campana dei Maccheroni alla sera del medesimo giorno, passaggio simbolico tra spensieratezza e penitenza quaresimale.

Il Carnevale di Viareggio, dove i carri allegorici dominano la scena

Frammenti di Carnevale in Italia a Viareggio foto da unsplash di @jianxiangwuph

Il Carnevale di Viareggio non è solo una delle manifestazioni più importanti in Italia, ma anche in Europa e nel Mondo. Una delle caratteristiche preminenti è l’imponenza dei suoi carri allegorici che sfilano, ogni anno, sul lungomare. In altezza e larghezza, ineguagliabili. I primi calessi ad esibirsi risalgono al 1873. Quando ai tavoli del Caffè del Casinò nacque l’idea della processione allegorica che avrebbe affrontato, nella sua storia, grandi tematiche contemporanee. Sempre con un taglio satirico.

A fine secolo ci fu l’esordio di veri e propri carri, costruiti da abili mani. E nel 1921 nacque quello che è, a tutti gli effetti, l’inno ufficiale della manifestazione: la “Coppa di Champagne”.

La cartapesta domina nella produzione odierna dei carri. Un’arte perfezionata dal pittore locale Antonio D’Arliano nella tecnica della carta a calco, nel 1925. Ciò significa che per allestire le gigantesche figure protagoniste del Carnevale occorrono tonnellate di giornali. Ed è per questo che spesso si dice che tutte le notizie del mondo arrivino nella splendida cittadina toscana. Per poi essere così impastate con acqua e farina, a fungere da collante, e costituire l’innesco di questo lungo sogno di metà inverno.

Cittadella, Burlamacco e Rioni

La Cittadella è il luogo magico dove gli artigiani del Carnevale lavorano tutto l’anno per creare i carri che sfileranno poi sui Viali a Mare di Viareggio. Inaugurata il 15 dicembre 2001, è il più grande parco tematico europeo dedicato alla creatività: situata nella zona nord della città, comprende gli hangar laboratori, il Museo del Carnevale, una grande tenda da circo permanente, i laboratori didattici della cartapesta, la Carnival Lab Academy, una caffetteria bistrot e gli uffici della Fondazione Carnevale.

Burlamacco è la mascotte della città viareggina nonché maschera principale della manifestazione. Creata nel 1930 dal pittore futurista Umberto Bonetti, indossa una tuta a rombi biancorossi con un pompon bianco sulla pancia, un mantello nero, una feluca rossa (tipico cappello degli ambasciatori lucchesi, come anche i colori richiamano quelli del comune di Lucca) ed ha il volto dipinto da clown.

In contemporanea al periodo carnevalesco si tengono anche, nei vari quartieri cittadini, i Rioni del Carnevale di Viareggio, dei baccanali notturni in maschera che rappresentano la parte più popolare della kermesse viareggina.

Foiano della Chiana il Carnevale che esiste dal XVI secolo

Maschere foto da unsplash di @nachodiaz

Sempre in Toscana, più precisamente in provincia di Arezzo, si trova Foiano della Chiana un borgo, il cui centro è posto su di un basso colle della Val di Chiana. (E dei Borghi toscani, della loro ammaliante bellezza, avevamo fatto cenno anche nel nostro articolo Un tour tra i vigneti della Toscana). Il Carnevale di Foiano è uno dei più antichi Carnevali in Italia, dal momento che risalgono addirittura al 1539 i primi documenti in merito, ritrovati. Mentre la celebrazione, come è conosciuta oggi, è iniziata a partire dagli anni ’30.

Ci sono 4 cantieri (Azzurri, Bombolo, Nottambuli e Rustici) che partecipano all costituzione dei carri e alla manifestazione. E che lavorano in un unico edificio, diviso in 4 settori, per impedire copiature o danneggiamenti. La gara si svolge nelle tre domeniche precedenti il martedì grasso e nelle due successive, ogni sfilata si chiama corso mascherato.

Dopo l’ultimo corso arriva il tempo dell Rificolonata o Funerale di Re Giocondo. Il Re del Carnevale, è qui impersonato da un fantoccio gigante di cencio e paglia, imbottito con petardi e portato in piazza, seguito dalla banda e dai suoi sudditi muniti per l’appunto di “rificolone” (lanterne) per celebrarne l’estremo saluto. Il verdetto stilato da una giuria viene annunciato nell’ultimo segmento della lettura, nella Piazza centrale, del Testamento di Giocondo (una sorta di sunto in rima degli avvenimenti annuali del posto, con canzonature, consigli goliardici…) Il Carnevale termina con il Rogo di Re Giocondo. Nel mese di giugno, prima di essere smantellati, i carri vengono fatti sfilare ancora una volta durante il Carnevale sotto le stelle. Al termine del quale hanno inizio i preparativi per il Carnevale successivo.

Altre feste di Carnevale in Italia

Suggestioni foto da pixabay di funnytools-230707

Nel resto d’Italia da nord a sud e viceversa ci sono tantissimi altri festeggiamenti per il Carnevale di cui bisognerebbe prendere nota. Il tempo e lo spazio sono tiranni, ma almeno ci piacerebbe ricordarne alcuni altri.

Come quello di Acireale uno dei più antichi di Sicilia. Caratteristico per i suoi carri allegorici e per quelli infiorati. Si svolge nel centro storico e nella Piazza Duomo ha il suo fulcro. É gemellato con il Carnevale di Viareggio. Le maschere principali negli anni sono state l’Abbatazzu, il Baruni, i Manti, il Domino. Curiosa la storia di quest’ultimo, bandito nei primi anni del XX secolo perché alcuni malviventi ne indossavano il costume per confondersi tra la folla festante dopo aver commesso delitti.

Anche per il Carnevale di Fano, nelle Marche, le tracce più remote risalgono alla metà del XIV secolo. Si svolge nelle tre domeniche prima dell’inizio della Quaresima. I carri sfilano in Viale Gramsci e la caratteristica principale della manifestazione é il lancio di dolciumi durante il loro secondo giro. Il Pupo ne é maschera tipica ed il corteo viene chiuso dalla Musica Arabita, una banda che utilizza strumenti “non professionali” ma adattati al momento (bidoni, bottiglie, ombrelli, caffettiere…)

Nella città dell’Emilia Romagna di Cento si svolge un Carnevale che é gemellato con Rio de Janeiro dal 1990. Ha una durata di 5 domeniche e la sua particolarità riguarda il lancio di peluche e gonfiabili dai carri. Tasi é la maschera locale, bruciata dopo l’ultima parata.

Le maschere particolari di Mamoiada

Il Carnevale di Mamoiada é un evento molto popolare appartenente al folclore sardo. Senza dubbio la peculiarità principale é data dalla parata delle sue maschere. I Mamuthones, uomini con il viso coperto da maschere nere piuttosto inquietanti nella loro inespressività voluta. Vestiti di pellicce con grandi campanacci appesi alla schiena. Appaiono in occasione della festa di Sant’Antonio il 17 gennaio e per le successive tappe della manifestazione. E gli Issohadores che li scortano. Uomini vestiti con un corpetto rosso, dei pantaloni bianchi, un copricapo, una maschera bianca a coprirne il volto ed uno scialle. Portano con sé un laccio grazie a cui svolgono la loro funzione di cattura.


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Nicoletta Spinozzi

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